Punta Corrà (3300m) – Via del tetto a sette

13 Giu 2020 | Alpinismo

A volte le pareti celano diedri e fessure che basta mettere insieme per creare magicamente una via. La fortuna mette tutto in sequenza tessendo l’invisibile linea che porta verso l’alto.

E’ quanto è capitato per questo itinerario che si svolge su una roccia super, forse tra le più belle del massiccio. Stupende fessure ci hanno portato verso l’alto.

ALPI: Graie Meridionali

VALLE: Val Grande di Lanzo

LOCALITA’: Forno Alpi Graie (comune di Groscavallo)

VIA: “Via del tetto a sette”

APRITORI / DATA: L. Brunati, L.Enrico, M. Enrico / 17-08-2014

ESPOSIZIONE: est

SVILUPPO: 250m

DIFFICOLTA’: 6B

MATERIALE IN POSTO: solo le soste per le calate

MATERIALE OCCORRENTE: Friend fino al n°3 BD raddoppiando dallo 0.3 al 2, nut e una scelta di chiodi. Utili lametta e piatti. Corde da 60m. Piccozza e ramponi leggeri per l’avvicinamento.

AVVICINAMENTO:

Dal rifugio Daviso o dal bivacco Ferreri/Rivero portarsi sulla morena dove sorgeva il vecchio bivacco Rivero e risalire i pendii nevosi o pietrosi che adducono al ghiacciaio sud del Mulinet.

Traversare quindi più o meno in piano fino a raggiungere la punta Corrà, posta immediatamente a sx della più alta Uja della Gura (2 ore dal bivacco, 2.45 dal rifugio).

NOTE:

La via è stata aperta in maniera tradizionale, non è stato lasciato nulla a parte le soste utilizzate anche per le calate. Rappresenta forse l’ultima possibilità di via tradizionale sulla parete.

Purtroppo la conca della parte alta, racchiusa nei crestoni dove passano le vie Mellano e Manera, non permette una linea autonoma. La via offre l’arrampicata più bella e sostenuta della parete e si svolge su roccia buona, a tratti ottima.

Al momento dell’apertura l’ultima via nuova in questi luoghi risaliva al 18/08/81, sulla Cresta di Mezzenile, da parte della cordata Grassi-Ala.

DESCRIZIONE VIA:

Prendere come riferimento l’evidente spaccatura che incide lo zoccolo e su cui partono le altre vie della parete. La via attacca circa 15 metri a sx in un evidente diedro in alto sbarrato da un tetto.

L1 – Scavalcata la normalmente facile terminale attaccare il diedro sfruttando la fessura (V), portarsi sotto un bombamento e vincerlo direttamente con un passo a incastro (l’erba presente non disturba la progressione) ribaltandosi su un comodo terrazzo (V+). Sosta da attrezzare.

L2 – Proseguire nel diedro fessurato con bella scalata, poco prima del tetto traversare a dx su una ruga sfruttando magnifici appigli per le mani e riprendere la fessura aggirando il tetto. Continuare a salire nel diedro fessurato che con bellissima arrampicata via via più difficile piega a dx (6A+). Uscire sulla sommità dello zoccolo. Sosta a fix usata per la calata.

L3 – Trasferimento sullo zoccolo. Traversare completamente a dx fino allo speroncino rossastro che delimita la conca dello zoccolo. Salirci facilmente sopra (II). Come riferimento per il proseguio della via prendere un evidentissimo diedro-tetto che forma un 7 speculare, molto netto e tagliato in perfetta maniera geometrica.

L4 – Attaccare una fessurina ascendente da sx a dx e che incide una bella e compatta placca grigia. Afferrare il bordo con le dita e poi con un difficile passo spaccare a dx su un buon appoggio (6B) (la partenza si protegge bene piantando un ottimo chiodo piatto). Sfruttare ora la cornice per i piedi e con magnifica arrampicata su tacche uscire su una cornice inclinata alla base del diedro a 7 (6A). Sosta da attrezzare.

L5 – Salire il magnifico diedro fessurato (V) fin sotto al tetto. Non continuare orizzontalmente a dx sotto al tetto, in quanto la via prosegue uscendo dal 7 per puntare al grande diedro a sx. Traversare a sx (il passaggio si protegge piantando un ottimo lametta sotto al tetto) sfruttando buoni appoggi per i piedi . Raddrizzarsi su questi appoggi afferrando una provvidenziale tacca per la mano dx sulla placca sopra il tetto. Allungarsi quindi per afferrare una buona cornice, afferrarla con entrambe le mani e con i piedi in aderenza ribaltarsi nel diedro (nessuna possibilità di protezione) (6A+) . Proseguire con arrampicata più facile nel grande diedro (IV+) fino a un terrazzino a sx, sotto una stele appuntita. Sosta da attrezzare.

L6 – Questo tiro aggira a sx i grandi tetti. Salire per blocchi nella fessura e sotto la stele traversare a sx fino a raggiungere lo spigolo. Salire una corta fessura (IV+) ribaltandosi su un terrazzino di blocchi. Innalzarsi sull’aereo spigolo sfruttando buone prese sul muro di dx e aggirarlo (V). Traversare allora orizzontalmente in placca compatta su buone tacche (V) fino a un terrazzino alla base di un diedro. Sosta a fix usata per la calata.

L7 – Salire tutto il diedro fessurato con bella arrampicata (V+) uscendo sulla cengia dove arriva anche la via Manera. Traversare facilmente a dx. Sosta a fix usata per la calata.

L8 – La cengia è sovrastata da strapiombi. Traversare allora ascendendo a dx fino a dove termina la fascia strapiombante e poco prima del filo della cresta su cui passa la Manera. Attaccare una paretina di roccia rossastra che rappresenta la soluzione più logica di salita. Salirla e giungere sul filo di cresta (V+). Sosta da attrezzare.

L9 – Non proseguire sul filo della cresta (via Manera) ma traversare a sx su placca, puntando a una spaccatura-diedro inclinata, risalirla per ritrovarsi nuovamente sul filo della cresta (V). Sosta a fix usata per la calata.

Qui la via termina perdendo una sua logicità e autonomia. Volendo si può andare fino in vetta proseguendo per la cresta dove già passa la parte finale della Manera.

Attenzione che però da qui in su non ci sono più soste attrezzate per la calata. Prevedere quindi di portarsi cordoni e chiodi oppure avere al seguito scarponi, ramponi e piccozza per la classica discesa a piedi dallo sperone del Santo Stefano.

DISCESA:

Doppia 1-E’ la sosta di L9. Calarsi sulla cengia.

Doppia 2-E’ la sosta di L7. Calarsi in diagonale a sx (faccia a monte) fino a L6.

Doppia 3-E’ la sosta di L6. Calarsi con un’aerea doppia da 60m fino all’ultima terrazza sopra lo zoccolo (se le corde non dovessero arrivare ci si può fermare alla terrazza prima, dove parte la via Manera, e con attenzione scendere a piedi sullo zoccolo. Qui non ci sono soste attrezzate.).

Doppia 4-Un solo fix con maillon. Calarsi brevemente sullo zoccolo. Tornare quindi all’uscita di L2.

Doppia 5-E’ la sosta di L2. Con un’unica doppia scendere sul ghiacciaio.

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