Punta Francesetti (3410m) – via Manera-Ribetti

31 Ago 2020 | Arrampicata

Una bella salita nell’alto Vallone di Sea, dove l’isolamento e l’avventura sono garantiti

PUNTA: Punta Francesetti (3410m)

ALPI: Alpi Graie Meridionali

VALLE: Val Grande di Lanzo

LOCALITA’: bivacco Soardi-Fassero (2297m) da Forno Alpi Graie (1219m)

VIA: Manera-Ribetti

APRITORI / DATA: U. Manera, F. Ribetti / 11 settembre 1982

ESPOSIZIONE: est sud est

DISLIVELLO: 300m

DIFFICOLTA’: TD (V+/6A)

MATERIALE IN POSTO: nulla, trovato solo un vecchio nut

MATERIALE OCCORRENTE: una serie di friend BD dal n°0.3 al n°3, raddoppiando le misure dal n°0.5 al n°3, nut, un paio di microfriend, qualche chiodo assortito, martello, fettucce e cordini, ramponi, potrebbe essere utile anche la piccozza.

AVVICINAMENTO: da Forno Alpi Graie si supera il ponte sulla Stura e si percorre la breve strada sterrata (che porta al Santuario della Madonna Nera) fino al bivio con quella che sale nel Vallone di Sea. Qui si parcheggia. Si percorre quindi a piedi la stradina che presto diventa sentiero (segnavia n°308) seguendolo fino al bivacco Soardi-Fassero (sul percorso, ai piani di Sea, si incontra il nuovo bivacco in legno “Aquilotto”, non ancora indicato sulle carte e da non confondere con il Soardi). Circa 3h. Acqua presente appena dopo il bivacco.

Dal bivacco portarsi in pochi minuti ai ruscelli dove si attinge l’acqua, da qui la parete è ben visibile in alto sulla destra. Si attraversano i ruscelli e si sale il costone prativo che poi diviene pietraia. Giunti in prossimità della base della parete sud si deve salire il pendio che costeggia la parte destra della Francesetti. Esso è costituito in estate da ripidi e faticosi sfasciumi e da terriccio, solo la parte più addossata alla parete può presentarsi ancora parzialmente nevosa. Tale pendio ad un certo punta si trasforma in largo canalone venendo ad essere delimitato sulla destra (sinistra idrografica) da una costola rocciosa. Appena superato l’inizio di questa costola rocciosa bisogna traversare verso la parete, in prossimità della fine di una grande ed inconfondibile zona di roccia bianca e sotto la direttrice di grandi tetti. Qui la roccia si presenta più compatta e la parete è formata da una successione di placche verticali. 1h30’ dal bivacco. Attenzione alla caduta pietre nel canalone

NOTE: Una via su una parete selvaggia, una bella intuizione dei primi salitori. Nonostante le difficoltà possano non sembrare elevatissime l’impegno è piuttosto elevato, soprattutto nei primi tiri dove è piuttosto difficile proteggersi in maniera adeguata. La discesa è inoltre lunga e non bisogna perdere troppo tempo.

DESCRIZIONE VIA:

L1: attaccare sul muro a destra della grande zona di roccia bianca e di una zona erbosa, sotto una specie di pilastrino che a destra forma una grande lama dall’aspetto dubbio. Innalzarsi sui gradoni basali e poi per una fessurina, si sale tenendosi a destra della lama per traversare quindi a sinistra sul pulpito che la sovrasta, formato da una stretta e lunga cengetta. V+

L2: salire direttamente, traversare a destra su una cornice e dopo essersi ribaltati ritraversare a sinistra. Possibilità quasi nulle di protezione. Ci si trova sotto un muro aggettante che si deve superare (conviene mettere un chiodo per protezione), dopo di che più facilmente ci si alza a sinistra (vecchio nut incastrato) fino alla base di una placca compatta. Salirla verso sinistra fino all’inizio di una provvidenziale cornice che permette di traversare completamente a destra per una decina di metri. Nel primo tratto nessuna possibilità di protezione. Si è ora alla radice del primo grande tetto. 6a e V expo.

L3: salire a sinistra contornando il tetto, prima in placca e poi afferrando un diedro fessurato che porta sotto il secondo grande tetto. Seguire la fessura sotto al tetto uscendo a destra, su una buona terrazza. V+

L4: superare i gradoni frammisti ad erba portandosi leggermente a sinistra sotto un compatto muro rossastro. Vincerlo nel suo punto più debole, ma comunque un po’ strapiombante, salendo da sinistra a destra su roccia da prestare attenzione. V.

L5: salire in direzione di una breve fessura-lama che permette di ribaltarsi su un terrazzino sotto un’incisione strapiombante di roccia più chiara. IV+.

L6: non salire dritti ma spostarsi a sinistra fin sotto una netta spaccatura su roccia rossa. Salire la larga spaccatura senza possibilità di proteggersi. Al suo termine traversare a destra su tacche e cornici fino ad uscire sulla grande cengia pietrosa, termine della prima parte di via. V.

L7: salire verso lo spigolo di sinistra su roccia inizialmente un po’ rotta. Dopo diviene un bello gneiss rosso e compatto. IV.

L8: ancora per muri rossi e compatti fino a una cengia. IV+

L9: salire nel diedro a destra del castello sommitale fino alla fine delle difficoltà. IV+

Da S9 ci si slega e in breve si sale per blocchi in vetta

 

DISCESA: la discesa più facile e sicura consiste nel raggiungere le cime Piatou (3297m). Con largo semicerchio si scende da queste verso il fondo del Vallone di Sea rientrando al bivacco per il sentiero che conduce al Colle di Sea. Se si segue questa soluzione dalla Francesetti ci si abbassa al sottostante Passo delle Disgrazie (a sinistra faccia a monte arrivando in vetta), 3234m, e da qui si aggira la cima nord delle Piatou attraverso il Glacier du Gran Mean per salire quindi, diagonalmente, verso il Colle Piatou. Più o meno in prossimità della cima sud di Piatou si individua la facile discesa. 3h circa al bivacco.

Altrimenti la discesa da noi seguita consiste nel divallare attraverso il Passo delle Disgrazie, soluzione decisamente più diretta e un po’ più rapida ma più tecnica e potenzialmente pericolosa. Noi siamo scesi da qui e non abbiamo tuttavia né visto né sentito scariche. Dalla punta ci si abbassa verso il passo senza raggiungerlo (i primi 50m sotto al passo sarebbero molto ripidi da scendere) individuando sulla sinistra un agevole ingresso sul pendio detritico e pietroso (nevoso a inizio stagione). Lo si scende puntando verso il centro del canale che presenta neve anche in stagione avanzata. Può essere utile fare una doppia (prevedere cordoni per allestire una sosta su clessidre) soprattutto se non si ha la piccozza. Raggiunto il canale lo si scende un po’ su neve e un po’ su detriti fino al conoide finale, lungo e dalla camminata non molto agevole. Si arriva ai prati e in breve proprio sopra al bivacco. 2h30’ al bivacco.

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