Uja di Bellavarda (2345m) – cresta sud

7 Ott 2021 | Arrampicata

di Marco Blatto

Lungo la Cresta Sud dell’Uja di Bellavarda

Diciamolo: per noi di Cantoira l’Uja di Bellavarda è la montagna di casa, il punto di maggiore elevazione del territorio comunale. E’ vero, condividiamo la cima con Chialamberto e con Locana, che però, per geografia del territorio, hanno vette più elevate cui assegnare il primato. La via normale con partenza da Frazione Lities si snoda sul versante Sud della montagna e coincide nelle prima parte con un tratto del “Kilometro Verticale”, apprezzatissimo dai runner. Si tratta di un percorso, con partenza da Cantoira, che con mille metri di dislivello conduce al Santuario di San Domenico a 1777 metri di quota, percorrendo l’antica mulattiera lastricata che collegava il capoluogo alla frazione di Lities.

L’Uja di Bellavarda, sovrasta l’abitato di Cantoira

Essa taglia l’antica morena deposta dal grande ghiacciaio vallivo 10-12000 anni fa, al termine dell’ultima glaciazione pleistocenica. Dopo San Domenico, un crestone erboso secondario divide il Canalone Sud inciso dal Rio Bergognesco dal breve Vallone delle Rocce. Su questa cresta, punteggiata dagli alp di Bellavarda, si snoda la via più semplice e frequentata verso la cima. La salita è molto panoramica quando il cielo è terso, ma mentre si osserva verso il fondo della Val Grande la possente catena che va dall’Uja di Ciamarella alla Levanna orientale, lo sguardo s’infrange per un po’ contro la lunghissima Cresta Sud dell’Uja di Bellavarda. Essa scende direttamente dalla cima a costituire il complesso della Rocca di Lities, quindi termina con i risalti di rocce che costituiscono le falesie d’arrampicata di Cantoira, poco sopra la strada provinciale. Un punto in particolare colpisce l’occhio dell’osservatore che si trovi a transitare poco sotto San Domenico: la “Locomotiva”.

La Locomotiva con lo sfondo della Punta Francesetti e della Cima di Monfret

Si tratta della curiosa formazione rocciosa con cui culmina quella che noi scalatori conosciamo come “Cresta delle Torri”, divisa dal corpo della Rocca tramite l’angusto passaggio–depressione della Fourquietta. Il perché del nome “Locomotiva” è evidente: soprattutto se osservata in controluce, ricorda le forme di un’antica motrice di un treno a vapore. Tuttavia, la cima è anche nota tra i litiesi come “Punta Mini”, dal diminutivo di Domenico “Doumini” Caveglia, un pastore che fino ai primi anni del nuovo millennio frequentò quell’ameno versante con le sue capre. Conoscevo “Mini” fin da quando ero un bambino e negli anni, quando mi trovavo d’estate a passare da Lities diretto alla Bellavarda o alla “Rocca” per un’arrampicata, lo incontravo spesso lungo il sentiero. Altre volte, in paese, lui insisteva perché andassi a prendere un caffè da lui e quando me ne andavo, tornavo sempre con un tomino di capra nello zaino. Nel 1985, guidati dallo stesso “Mini”, un gruppo di villeggianti salì fino alla “Locomotiva”, e sull’aerea cresta appose una croce confezionata con tubi di metallo. Alla base, una piccola targa di ardesia decretava il neo-toponimo “Punta Mini”. Domenico è purtroppo mancato nella primavera del 2020 a causa del Covid-19.

Domenico Mini Caveglia

Da alcuni anni le sue capre non pascolavano più nel canalone e sul versante della Bellavarda. Nemmeno “Punta Mini”, ormai, era più meta di festose comitive di villeggianti. Il vago sentiero che s’inerpica nel versante ripido e selvaggio è così un po’ scomparso. Tuttavia, è in progetto per quest’autunno (2021) un recupero da parte del Gruppo Alpini di Cantoira, affinché possa nuovamente diventare la naturale porta di accesso alla lunga Cresta Sud dell’Uja di Bellavarda, una via questa poco percorsa, dove, se ricercati, non mancano anche tratti di una certa difficoltà. L’itinerario proposto percorre la Cresta Sud dalla “Punta Mini” della “Locomotiva”, tuttavia, chi scrive, ha percorso in solitaria la cresta integralmente, con accesso dal Colle della Fourquietta. In questo caso, il superamento del torrione della “Locomotiva” offre un esposto tratto di V grado, con un passo di IV+ in discesa lungo una fessura, difficilmente evitabile, precludendo così l’accesso agli escursionisti.

Dislivello: 1300 metri circa, comprensivi delle risalite.

Difficoltà: EE se si segue il tracciato che evita il percorso integrale, AD+ se si affrontano direttamente tutte le difficoltà in roccia, con partenza dalla Fourquietta.

Tempo di percorrenza: 3h-4h30’ secondo il percorso scelto.

Periodo ideale: tardo autunno e inverno, in assenza di neve, oppure la tarda primavera.

Materiale: nel caso si segua il percorso più “alpinistico” è sufficiente una corda di 40 metri, qualche friend soprattutto medio e medio grande, qualche fettuccia per le soste agli spuntoni e nelle strozzature.

Accesso: da Cantoira, Val Grande di Lanzo, raggiungere la frazione Lities seguendo una strada con tornanti per circa 3,5 km (indicazioni a destra sulla provinciale, 100 metri dopo aver superato l’Albergo Cantoira). Parcheggiare l’auto nei pochi slarghi a bordo strada, prima o dopo la cappella di San Grato e senza intralciare il passaggio.

Itinerario:

dalla Cappella di San Grato, lato DX, seguire le indicazioni per San Domenico e l’Uja di Bellavarda (segnavia 329-329B) lungo l’ottimo sentiero segnalato. Raggiunta l’Alpe del Lavassé di sotto (fontana con vasca) salire ancora per tre svolte del sentiero, fino a un bivio segnalato con ometto. A DX in ascesa orizzontale, prosegue il segnavia n° 329-329B, a SX, una traccia non segnalata procede orizzontalmente a raggiungere l’Alpe Campo dei Giant.

L’alpe del Campo dei Giant

Salire dietro l’alpeggio e guadagnare senza via obbligata per prati e radi faggi, il crestone che costituisce il bordo SX idrografico del Canalone Sud che, direttamente dalla cima dell’Uja di Bellavarda, scende ripido inciso dal Rio Bergognesco. Continuare per la cresta al meglio, fino a individuare, sul ripidissimo lato del canale interessato da balze rocciose, una provvidenziale ma evidente traccia inclinata che deposita direttamente al fondo del canalone, presso il ruscello. Qui, le indicazioni e i radi bollini di vernice sui massi sono stati cancellati dalla grande valanga primaverile che ogni anno scende dalla cima, e la vegetazione, divelta, maschera un po’ i possibili e logici accessi. Traversare allora il ruscello presso un punto abbastanza largo e vicino a un cumulo di pietre (ometto);

Il punto di attarversamento del torrente, nel canalone Sud della Bellavarda

salire quindi sulla ripida sponda opposta in diagonale verso sud sud-ovest per una cinquantina di metri, fino a guadagnare una zona di arbusti.  Procedere in direzione ovest e intercettare una serie di ometti che salgono direttamente, tra vegetazione di basso fusto e prati alternati a piccole pietraie. La traccia diventa più evidente e compare anche qualche bollino di vernice rossa. Seguirla inerpicandosi tra le pietraie e portandosi verso il culmine della cresta, passando vicino ad alcuni salti rocciosi che si aggirano con strette svolte. Guadagnato il pendio di sotto-cresta, si punta a un colletto dove ormai la “Locomotiva” appare vicina.

Ultimo tratto verso la Locomotiva e Punta Mini

Si raggiunge la depressione con traverso su ripido pendio erboso, dove su un masso vi è la scritta di vernice bianca “Mini”, poi, con brevi passi esposti tra blocchi, si tocca il ballatoio inclinato dove vi è la croce bianca di metallo, con alla base la targhetta commemorativa (1h45’ da Lities).

La targa che ricorda la posa della Croce a Punta Mini

 

Variante “integrale”:

da Lities, dirigersi lungo la strada che sovrasta la Borgata dei Martinin e, al termine, imboccare una mulattiera a un bivio segnalato, con indicazioni per le pareti della Cresta delle Torri e dell’Agrieru. Seguirla fino a un pilone votivo, poi risalire a bordo di un muretto a secco la traccia nel bosco di faggi, passando alla base di una paretina per l’arrampicata (tacca di vernice bianco – rossa). Superare il torrente (non sempre agevole) e risalire tra vegetazione e rocce fino a una grande pietraia, con grosso ometto visibile in alto. Rimontare la pietraia al meglio e poi intercettare un passaggio segnalato tra la fitta vegetazione che s’inerpica sul lato meridionale del complesso della Cresta delle Torri.

La pietraia con ometto verso la Cresta delle Torri e la Fourquietta

Usciti dalla vegetazione, costeggiare una pietraia (ometti e tacche di vernice) fino alla depressione della Fourquietta.

La Fourquietta, tra la Rocca di Lities e La cresta della Torri, con la quinta del Ghiacciaio Sud del Mulimet e del Sottogruppo Gura

Di qui, una traccia malagevole, tra piante e roccette ma comunque segnalata, sale a ridosso del versante Ovest della Cresta delle Torri, guadagnandone il culmine presso alcuni torrioncini fessurati.

L’ultimo torrione prima dell’arrivo in cima alla Cresta delle Torri

Si passa alla loro base (bollini di vernice rossa) e poi, giunti sul filo della cresta, abbandonare i bollini che scendono sul versante Est, diretti all’uscita delle vie di arrampicata. Continuare invece sulla cresta senza via obbligata, aggirando le maggiori difficoltà costituite da banchi di rocce, ora sul versante Ovest, ora a Est. Si raggiunge così il primo torrione che costituisce il “muso” della “Locomotiva”. Si affronta sul lato Sud – Ovest con arrampicata lungo una serie di spaccatura e placche (IV) fino a ribaltarsi alla base del caratteristico dado sommitale, ben visibile anche dl basso. Contornarlo a est e scendere all’intaglio formato con il corpo principale della “Locomotiva”. Individuare un vago diedro sul lato Sud-Ovest che si sale con un passaggio di V, fino alla piattaforma sommitale, molto aerea. Di qui si scende sul breve ma ripido lato Nord lungo una spaccatura (IV+) o facendo una breve doppia da attrezzare in clessidra.

Punta Mini con il passaggio chiave in discesa dalla locomotiva IV+, fattibile con breve doppia

Con pochi passaggi su crestina si raggiunge così la “Punta Mini”, presso la croce (2h30’ da Lities).

Da “Punta Mini” si sale direttamente il crestone erboso (Cresta Sud) mantenendosi all’incirca sempre sul filo, tra prati e pietraie, guadagnando il panoramico culmine della quota 2013 metri, tondeggiante e sormontato da un grande ometto di pietre .

Punta Mini con il passaggio chiave in discesa dalla locomotiva IV+, fattibile con breve doppia

La vista di qui spazia su tutto il fondovalle della Val Grande e sui Valloni del Rio Paglia e di Vassola. Continuare in piano tenendo il filo, poi, per facili rocce accatastate scendere fino a un colletto, con ometto di pietre, sempre sulla cresta.

Lou piloun, poco prima dell’impennata dei Lastroni

Iniziare a salire, sempre tenendo il filo, verso un’evidente asperità rocciosa della cresta, caratterizzata a est da lastre di roccia inclinate dette appunto “I Lastroni”.

I Lastroni, con il percorso diretto sulla cresta

Questo tratto è facilmente evitabile passando alla base, lungo ripidi pendii erbosi che confluiscono nel Canalone Sud, e che richiedono comunque un po’ di attenzione. Se s’intende superare il salto direttamente, abbandonare il filo di cresta tenendosi una trentina di metri al di sotto e imboccare un’evidente rampa ascendente erbosa. Essa muore contro l’inizio delle placche, presso un diedro aperto ed erboso. Salire il diedro con cautela (III+, un passo) e approdare a un colletto alla base della maggiore impennata, costituita da uno spigolo fessurato di una decina di metri, molto ripido. Vincerlo grazie a dei fessurini e un po’ con tecnica di opposizione, fino al culmine (IV+).

Lo spigolo chiave dei Lastroni IV+

Seguire la cresta sommitale dentellata e affilata, fino a scendere a una spalletta con ometto di pietre, proseguire poi fino a un colletto erboso dove vi è un’edicola votiva. Questo punto segna, probabilmente, un antico passaggio dei “marghè” dall’Alpe di Bellavarda Superiore, sull’altra sponda del canalone, verso il Colle della Paglia.

l’edicola votiva sulla Cresta Sud, antico punto di passaggio verso il Colle della Paglia

Si riprende a salire ripidamente, affrontando brevi passaggi di I e II° grado se ci si tiene sul filo della cresta, oppure risalendo ripidi canalini erbosi appena al di sotto.  Poi, si affronta un ultimo torrioncino sul lato Ovest (II+; aggirabile a DX), per salire un ripidissimo canalino erboso con placche di roccia fino al basamento della croce di vetta (1h30’-2h, secondo il percorso, da “Punta Mini”)

L’ultimo e ripido canalino verso la Croce di vetta, punto culminante del Canalone Sud

La cresta Sud vista dalla vetta, con Cantoira sulo sfondo

Discesa: lungo la Cresta Sud-Sud-Est che costituisce la “via normale”, abbastanza ben tracciata e ben segnalata (segnavia 329B)

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