Dopo il restyling della VIA DELLE PLACCHE già pubblicata su questo sito nell’articolo “Courbassere, le “ali” di Ala di Stura”
Marco Blatto propone altre due vie restaurate su questi storici “scogli” che sovrastano l’abitato di Ala di Stura
La placca di Super Gam con la quinta dell’Uja di Mondrone e della Bessanese
News dalle Courbassere, Valle di Ala di Stura
Di Marco Blatto
Pensare alle Courbassere come a un terreno d’arrampicata appetibile, secondo i canoni odierni, è piuttosto difficile. La roccia è discontinua, spesso talcosa o friabile, e i pericoli oggettivi dettati dall’ambiente circostante non sono indifferenti. Anche parlare d’alpinismo sarebbe fuori luogo, perché la bassa quota e la vicinanza al centro abitato non ne fanno certamente uno dei terreni d’avventura d’elezione. Perché, allora, sprecare tempo e risorse su questi picchi dal colore brunito, che attirano l’attenzione di chi si trovasse a guardare la montagna a est di Ala di Stura? Le ragioni le ho ampiamente spiegate proprio su queste “pagine”, nella monografia “Courbassere: le ali di Ala di Stura”, e risiedono nell’importanza storica del sito e nelle vicende alpinistiche e “arrampicatorie” subalpine. Non ultimo il fatto di essere stato luogo di elezione per le scuole d’alpinismo “Boccalatte” e “Gervasutti”.
Arrivando in cima alla Courbassera Grande, con panorama sulla valle
Si è dunque già detto delle “firme” lasciate su queste pareti dagli anni ’30 in poi, dai fratelli Gandolfo, dai fratelli Rosenkrantz, da Franco Ribetti e, in tempi più recenti, dal sottoscritto con alcuni “local” e dai fratelli Enrico. Anche il bouldering storico, com’è noto reca firme autorevoli, dai già citati “pionieri” a Gian Piero Motti, Gian Carlo Grassi, e addirittura personaggi di grande calibro anche se non confermati. Personalmente ho eletto la Courbassera Grande come terreno di allenamento veloce, scalando da solo le sue rocce sud, qualche volta dopo essere arrivato ad Ala di Stura in bici da corsa e macinando con passo veloce il faticoso sentiero detritico che porta alla “via normale”. Il panorama e la pace che si godono dalla croce di vetta, ti fanno sembrare di essere su una cima importante e ti ripagano delle poche ore spese lassù. Mi sono così trovato a percorrere le abbandonate vie “Rosenkrantz” e “Gandolfo” del versante meridionale, dove il grado basso non deve però far rilassare troppo: la roccia è davvero molto delicata e a tratti erbosa. Il tutto va visto nell’ottica di una giornata di “montagna” e non certo d’arrampicata e d’alpinismo. In particolar modo mi sono così affezionato alla Cresta Sud. Sulla guida “Palestre delle Valli di Lanzo”, compilata da Gian Piero Motti nel 1974, la salita di questo itinerario è attribuita a Giorgio “Gino” Rosenkrantz, anche se mancano dati certi. Pur conoscendo l’abilità dell’alpinista accademico, uno dei migliori dell’area piemontese a cavallo degli anni ‘30 e ‘40, è piuttosto difficile pensare che abbia seguito fedelmente lo spigolo di cresta in scarponi e senza corda, come riportato da Motti.
Sulla terza lunghezza della Via Rosenkrantz diretta
Anche il superamento del “gradino” finale, sembra richiamare a una soluzione più a destra, logica, e più conciliante ai gradi dichiarati nella monografia primigenia. Mi sono chiesto spesso se sarebbe stato giusto riproporre questa via con soste moderne e qualche protezione sicura. Le risposte che mi sono dato nel tempo sono state talvolta in contrasto tra loro. Si fosse trattato di una via in alta montagna, la risposta sarebbe stata certamente no. Tuttavia, la palestra delle Courbassere è stata a lungo dimenticata nel corso dei decenni, e lasciare tutto com’era, sicuramente rischierebbe di gettare nell’oblio anche la testimonianza della maestria di Giorgio Rosenkrantz pur su queste rocce minori. In ogni caso, in tanti anni è probabilmente sopraggiunta l’instabilità di alcune rocce e delle lame, che nella proposta dell’itinerario a eventuali ripetitori di oggi, rende necessaria qualche piccola correzione. Così, anche l’attacco originale, mai definito realmente, è oggi possibile con un certo interesse soltanto con la nuova placchetta aggiuntiva iniziale. Anche sulla vicina Courbassera Piccola, un itinerario di placca, variante d’attacco alla “Vie delle placche” (recentemente rivista), meritava di essere riconsiderato. Si tratta della bella “Super G.A.M.”, aperta dal basso nel 1993 da me con Massimo Costa, Bruno Casassa e Stefano Verga. Nonostante sia oggi protetta da fix, con ben tre protezioni in più rispetto ai chiodi e agli spit-roc M8 che avevamo messo in origine, mantiene un certo ingaggio. Il 6a+/6b va quindi conquistato con un sapiente lavoro di piedi, che sul serpentino non è sempre una cosa scontata.
Le Courbassere
Courbassera Grande
Cresta Sud (Via Rosenkrantz diretta)
Prima salita: probabile Giorgio Rosenkrantz slegato, fine anni ’40 primi anni ‘50
Rivisitazione essenziale: M.Blatto, U.Lardieri marzo 2023
Sviluppo: 90 m circa fino alla S3, 200 m se si arriva fino alla croce di vetta
Diff: AD+/D-; II/RS2+; V ( IV obbl.)
Note: nonostante il restyling, la via continua ad avere caratteristiche “di montagna”, con lame instabili e appigli/appoggi da verificare. La chiodatura, inoltre, è assai distanziata e limitata solo ad alcuni passaggi. Bisogna sapersi proteggere su una roccia non semplice.
Materiale: due mezze corde consigliate, stopper medio piccoli, friend 0.4, 0,75, 1, 2 doppio. 3 utile ma non indispensabile.
La seconda lunghezza della Via Rosenkrantz diretta
Accesso: dalla frazione Pian del Tetto di Ala di Stura, dove si parcheggia bordo strada presso le abitazioni più alte, imboccare una strada con sbarra e cartelli indicatori per: Courbassere, Credarian, il Turn (segnavia 239). La strada diventa in breve mulattiera con segnavia, e si prosegue fino a un ponticello di legno e allo spiazzo dell’Airal dou Fountanin, presso l’Alpe Credarian. Qui il paesaggio si apre verso i soprastanti picchi delle Courbassere e i sottostanti massi. Continuare a salire lungo il segnavia 239, ripidamente, con tratti ghiaiosi e franosi non sempre agevoli, ma con percorso ben indicato. Raggiunta una zona di conifere, s’incontra il bivio per la Courbassera Piccola (tacche rettangolari di vernice rossa e bianca e scritta “Via delle placche”). Proseguire invece a destra sempre lungo il segnavia 239 (via normale della Courbassera Grande) e, dopo venti metri, a sinistra s’intercettano degli ometti che salgono in un breve ma ripido canale erboso e una scritta su masso: “ Via Rosenkrantz diretta”. Salire pochi metri e raggiungere l’attacco (scritta alla base; 50’-1h da Pian del Tetto)
La roccia a scaglie delicata della terza lunghezza
Salita: salire una facile placchetta nerastra con andamento obliquo verso sinistra IV-, e oltrepassare uno spigoletto oltre il quale vi è un esile terrazzino con la S1 su due fix da collegare (10m). Salire direttamente sopra la sosta un muretto articolato IV e dopo un fix proteggersi nella fessura a sinistra allungando in po’ la protezione. Scavalcare un pilastrino facile (III), poi portarsi sullo speroncino successivo (1 fix) e superare un passo delicato (V) fino a un gradino. Raggiungere un gradino rovescio con un fix, e passare alla sua DX tra il canale diedro e il gradino (a SX lame poco stabili, attenzione!), salire in spaccata rientrando a SX fino una zona di fessure più grandi (IV-). Proteggersi in alto con un 2BD e traversare con gran passo a DX (IV-) portandosi verso una spaccatura che va a incidere lo strapiombino superiore (allungare un po’ i rinvii). Superare il raccordo tra lo spigolino e il gradino, ribaltandosi sulla placca a DX, quindi superare una larga spaccatura, ben appigliata (1 fix, IV+). Ribaltarsi sulla placca erbosa soprastante, che si protegge in fessurino con uno stopper piccolo. Raggiungere quindi la S2 (2 fix con anello di calata; tiro di 45m). Superare la placca soprastante (attenzione alle scagliette, 1 fix), quindi una breve sporgenza (IV+, 1 fix). Proseguire su roccia articolata e abbattuta, ma che richiede attenzione per via delle scaglie fragili (III-), fino a un breve gradino. Superarlo III (1 fix) e superare l’ultimo muretto proteggendosi eventualmente nella fessura di DX con un 2BD (IV-). Guadagnare quindi il gradino con la S3 (2 fix con anello di calata, 30 m).
La crestina facile ma delicata della quarta lunghezza
La cresta si fa ora più abbattuta, diventando una nervatura che emerge da fasce erbose e detritiche. Seguirla interamente per 40 metri (roccia delicata, II+) proteggendosi all’occorrenza con friend, e raggiungere un piccolo prato inclinato, dove si sosta a un larice con cordone (S4, 35 m). Ripartire direttamente per placche rossastre e seguire un’evidente spaccatura che supera il saltino superiore (II+) fino a uscire al “pilonetto” di pietre dell’anticima, presso le corde fisse della via normale (sostare a un degli ancoraggi resinati o a uno spuntone appena sotto; 25 m). Di qui, con pochi passi (corda fissa) si giunge alla croce di vetta della Courbassera Grande.
Discesa: lungo la via normale. Dalla S3 con due calate si torna agevolmente alla base.
Sulla bella placca di Super Gam
Courbassera Piccola
Via “Super G.A.M.” (Variante d’attacco alla via delle placche)
Prima salita: M.Blatto, B.Casassa,M.Costa, S.Verga 1993; Restyling M.Blatto U.Lardieri gennaio 2023
“30 m, 6a+/6b (6a obbl.)
Note: bella placca d’aderenza e con passaggi di dita. Il primo fix potrebbe essere un po’ alto per i più indecisi, ma proseguendo per la “Via delle placche” com’è logico, si avranno certamente le protezioni veloci al seguito, ed è possibile integrare con un friend medio-piccolo
Accesso: come per l’itinerario precedente fino al bivio per la Courbassera Grande. Salire invece a sinistra ripidamente, con un passaggio un po’ ripido, ed entrare nel canale detritico tra la Courbassera Piccola e la Courbassera Grande. Salire tra i detriti per circa cinquanta metri e dirigersi a sinistra, verso l’evidente placca rossastra. L’attacco è nel punto più basso (nome alla base).